martedì 28 febbraio 2012

Esiste un PECCATO giustificabile?

Ma Dio li rispetta i SUOI comandamenti?

L'IRA, per esempio, può essere positiva allo sviluppo del prossimo e di se stessi se manifestata di fronte al male, all'ingiustizia e alla sofferenza.
L'IRA per AMORE, cioè causata per AMORE dall'AMORE.
Anche i PROFETI di fronte allo stravolgimento della verità o di fronte all'ingiustizia non si sono limitati a oscurarsi in volto e a gridare fino ad offendere l'ipocrisia di chi voleva far passare per bene il male.
Gesù si scagliava contro la durezza dei cuori dei suoi interlocutori (cf. Mc 3,5).
Anche San Paolo esorta: "Andate in  (...) ma il sole non tramonti sulla vostra ira" (Ef a,26; cf. Sal 4,5).
Pertanto c'è un'ira anche per l'uomo che dà la possibilità di una collera che dia gloria a Dio - come canta il Salmista (cf.Sal 78,11) -, contrapposta a una falsa dolcezza la quale nasconde un odio infinito, che magari all'esterno assume i tratti di falsi sorrisi...
Perciò bisogna INDIGNARSI ANIMOSAMENTE per una legittima e convinta PASSIONE nella FORZA di CHI si MANIFESTA in NOI.
Poi verrà GIUDICATO da chi può valutare la propensione altruista o, ahimè, egoista.
Posso dire che tre sono le condizioni affinchè la collera sia "GIUSTA":
- deve essere suscitata dalla giustizia;
- deve avere una retta intenzione;
- deve esprimersi attraverso una reazione proporzionata ... a quanto si potrebbe perdere e, qualche volta, per sempre.
Essa non può, dunque, essere ingiusta, nè vendicativa, nè smisurata!
Tutto questo, infine, si radica su un fondamento ben preciso: anche Dio va in collera, e la sua ira è l'altra faccia del suo amore per ogni creatura.
E' la manifestazione paradossale della sua misericordia tenace e paziente, quella che lo porta ad affermare: "IO CASTIGO e CORREGGO QUANTI AMO (Ap 3,19; cf. Pr 3,12).

Se vi percuotono su una faccia ... mostrate l'ALTRA se non avete paura delle conseguenze.

Se attraverso un punto passano INFINITE …”RETTE”, … quante ne passano attraverso due punti?

Se attraverso un punto passano INFINITE …”RETTE”, … quante ne passano attraverso due punti?                                                                                        

Liturgia della PAROLA del VENERDI’ (giorno di digiuno) DOPO le CENERI (Solennità del VERO DIGIUNO)

QUESTO è il VERO DIGIUNO altrimenti non arrivare VIVI al VENERDI’ SANTO.

Prima lettura
È forse questo il digiuno che bramo?
Dal libro del profeta Isaìa 58, 1-9a
Così dice il Signore: «Grida a squarciagola, non avere riguardo; alza la voce come il corno, dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: “Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?”.
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso.
È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”».
Parola di Dio
Salmo responsoriale n. 50
Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
Tu non gradisci il sacrificio; se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
+ Vangelo
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
Dal Vangelo secondo Matteo 9, 14-15
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Parola del SIGNORE

Siete SPOSATI o  SIETE almeno …FIDAs alzati? 

mercoledì 15 febbraio 2012

La SPOSA che ha in se già lo SPOSO

Io non vado a Messa la domenica in chiesa, c'è troppa gente. Preferisco entrarvi quando non c'è nessuno! Quando me la sento, faccio la mia preghiera a tu per tu con il Signore: io ho la mia fede!" .Vi è già capitato di sentire queste frasi in bocca alle persone che conoscete? O magari vi è già capitato di dirle? Non corriamo forse il rischio di volerci costruire un credo a nostro uso e consumo? A volte possiamo sentire la Chiesa, o più spesso quello che ci sembra il suo cerimoniale, come un peso. La predica ci annoia, il canto non ha ritmo, le persone che incontriamo a Messa la domenica ci sembrano tristi e fredde. E' vero che nessuno può credere al posto nostro, ma è anche vero che abbiamo ricevuto da altri il Vangelo. senza la testimonianza di coloro che ci hanno preceduto non avremo avuto nè la Parola di vita, nè i sacramenti. Se qualcuno non ce lo avesse annunziato, non conosceremmo Cristo Gesù, nè il Suo Natale, nè la Sua Passione, nè la Sua Morte e la Sua Risurrezione. Senza la testimonianza dei credenti, che da duemila anni spargono il seme del Verbo di Dio, sapremmo ben poche cose sulla sua verità e sulla sua luce.
Il Vangelo non è un discorso iniziatico, per una cerchia ristretta di persone. Per comprenderlo non occorrono particolari conoscenze, ma anzi esso è vita partecipata e comunicata a tutti. La fede è custodita e tramandata dall'insieme dei credenti, che hanno consegnato tutta la loro esistenza nelle mani del Cristo Crocifisso e Risorto. E' questo il mistero della Chiesa. Non possaimo salvarci da soli, non possiamo essere autosufficienti nella fede., abbiamo bisogno di confrontarci e di sostenerci grazie al contributo dei nostri fratelli e sorelle. Dio è comunione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e questa Unità non è ripagata su di sè, ma aperta al dialogo e alla relazione con ciascuna delle sue creature. Siamo noi al centro dell'eterno pensiero e desiderio di Dio. Non soltanto come singoli, ma come Suo popolo. Attraverso le nostre relazioni s'identifica e prende consistenza la sua presenza. La Chiesa è comunità in cammino, è il popolo che Dio si è scelto, è il segno più umano della forza di Dio. Non possiamo vivere la vita cristiana fuori da una comunità, non possiamo servire il Cristo fuori da quell'amore che ci vuole ognuno il completamento dell'altro. Seppur con tutti i propri limiti le comunità parrocchiali, così come quelle diocesane, sono lo strumento di cui il Signore si serve per essere presente oggi. Nella Chiesa e attraverso di essa si realizza il mandato di Gesù di battezzare tutte le genti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E' importante difendere gelosamente la propria intimità con Dio, pregandolo nel segreto della nostra stanza, ma è anche vero che possiamo vivere l'incontro certo con Dio attraverso i sacramenti, soprattutto nell'Eucaristia domenicale. Infatti il Signore ci dice che dove due o più sono radunate nel suo nome, Egli sarà presente in mezzo a loro. Usciamo dunque dal rischio di una fede statica e da quello di una preghiera, che assomiglia a un monologo sterile, piuttosto che a un dialogo profondo. Apriamo la nostra disponibilità alla saggezza della Chiesa, che come una madre, con sicurezza ci accompagna nel cammino della vita verso l'assoluto.

venerdì 10 febbraio 2012

La TROIA porta a TRADIRE la SPOSA e il FIGLIO

http://www.youtube.com/watch?v=LsX_p3JRLlM

Guerra! Tutta la Grecia s'armò: più di mille navi coi loro guerrieri furono pronte a partire. Anche Ulisse re di Itaca, che odiava la guerra e avrebbe voluto la pace, dovette unirsi agli altri.
Ulisse aveva rimproverato Menelao per la sua impazienza:
"Perchè ti sei levato a parlare insultando con le tue parole i Troiani? Se tu fossi stato zitto e avessi lasciato fare a me, le cose sarebbero andate meglio! Avrei persuaso i Troiani a renderci Elena, e la nostra patria non sarebbe ora afflitta dalla guerra! Ma oramai il male è fatto, e non possiamo più tornare indietro: dobbiamo armarci e partire".
Così disse a Menelao il re di Itaca, che sapeva quale flagello terribile, spaventoso, fosse per un popolo la guerra, e che già pensava di risparmiare quel male al suo paese. Nemmeno lui, il re Ulisse, aveva voglia di andare a combattere. S'era sposato da circa un anno e mezzo, e lasciare la sua bella e buona moglie Penelope e il suo bimbo Telemaco gli dispiaceva. Aveva fatto di tutto per evitare la guerra; se Menelao era stato imprudente la colpa non era davvero del re di Itaca! Pensando a tutte queste cose, il re Ulisse si persuadeva di avere già compiuto il suo dovere verso Menelao, e cercava il modo di lasciar partire gli altri e rimanere a casa. Trovò un'astuzia che gli parve buona.
Quando seppe che Palamede, amico del re Menelao, veniva a cercarlo ad Itaca per partire insieme, Ulisse prese un sacco pieno di sale e lo portò sulla riva del mare, conducendo con sé due bovi e un aratro. E quando vide venire verso la riva la nave di Palamede cominciò a guidare i bovi sulla riva del mare, seminando sale.
Palamede arrivò sulla spiaggia e vide di lontano un uomo rutto nudo che seminava.
"Chi sarà quell'uomo che semina sulla riva del mare? O non si sa che sulla riva del mare non cresce nessuna pianta? E che cosa seminerà mai? Guarda: del sale! Colui dev'essere un pazzo di certo!"
In quel momento il finto pazzo passava coi suoi bovi davanti a Palamede facendo gli occhiacci, storcendo la bocca e dimenando le gambe; e Palamede, dopo averlo guardato ben bene, si accorse che il seminatore era Ulisse.
"Tu, Ulisse re di Itaca? E perché fai questo lavoro? Non sai che il sale non si semina? Non sai che sulla riva del mare le piante non crescono?"
"Sì, sì, sì, sì, che le piante crescono! Crescono sulla sabbia, crescono sull'acqua, crescono sui muri e crescono sulla testa delle persone! E anche sui nasi! Il tuo naso così bello e tondo par fatto apposta perché vi cresca sopra una pianta di sale! Voglio seminare anche lì!"
Così disse Ulisse serio serio. Tirò fuori un palmo di lingua, gettò una gran manata di sale in faccia a Palamede e continuò la sua strada.
Palamede si levò dal viso il sale umido che gli faceva frizzare gli occhi e disse tutto malinconico:
"Povero Olisse! È diventato matto! Come mai? Un uomo così savio e furbo e prudente! E adesso come farà a partire per la guerra? È impossibile che parta! Bisogna lasciarlo a casa!".
Ma quand'ebbe detto così, a Palamede venne un'idea.
«Che sia proprio vero poi? Ulisse pazzo? Guarda, non ci credo tanto! È troppo furbo Ulisse per diventar matto! Che sia invece tutta una finzione? Comincio a crederlo, ma bisogna scoprir la verità. Come fare?»
Palamede pensò e ripensò, e finalmente disse fra sé tutto contento:
«Ci sono! Ho trovato!».
- Che cosa aveva trovato? - domandò Leo.
- Il modo di scoprire la verità. Andò al palazzo reale, levò il piccolo Telemaco, il figlio d'Ulisse, dalla culla dove dormiva, e senza svegliarlo lo portò sulla spiaggia del mare.
Ulisse continuava a seminare e seminare coli'aratro e coi bovi, e non faceva camminare i bovi come di solito, ma li faceva andare all'indietro come gamberi. E Palamede pose Telemaco per terra, vicino all'aratro.
«Se Ulisse è veramente pazzo» pensava Palamede «non si accorgerà che questo è il suo figliolo e non fermerà i bovi; ma se ferma i bovi, allora vuoi dire che non è pazzo, e partirà con noi.»
Quando Ulisse vide per terra il suo bambino addormentato non seppe più che cosa fare. Doveva andare avanti cambiando strada? Doveva tornare indietro? Adesso che Palamede aveva scoperta la sua finzione era inutile continuarla! Ulisse fermò i bovi e l'aratro, e smise di seminare.
"O Ulisse, pazzo Ulisse!" disse Palamede. "Dov'è andata tutta la tua pazzia? Perché non semini sale anche sul corpo di Telemaco? Chi sa che belle piante crescerebbero!"
Ulisse non seppe che cosa rispondere e rimase silenzioso a guardare il figliolo che s'era svegliato e rideva, cacciando le manine nella sabbia.
"Via, via, re di Itaca, tu sei savio quanto me, lo vedi bene. Porta a casa il sale e il bambino e riconduci i bovi nella stalla, e poi partiamo insieme per la guerra."
Ulisse prese in collo il bambino, portò a casa il sale e ricondusse i bovi nella stalla. Poi armò i suoi soldati, mise in mare le navi e partì con Palamede, lasciando ad Itaca il vecchio padre Laerte, la bella e buona moglie Penelope, il piccolo Telemaco suo figlio. Lasciò la famiglia e il popolo in pianto: il dolore di tutti era grande per la partenza dell'amato e saggio re. E per molti e molti anni il popolo di Itaca e la regina Penelope e Laerte e Telemaco aspettarono il ritorno dell'eroe, perché dopo la guerra Ulisse ebbe molte e terribili avventure, e fu l'ultimo a ritornare in patria di tutti gli altri eroi della guerra di Troia.


http://www.youtube.com/watch?v=LsX_p3JRLlM

martedì 7 febbraio 2012

l'ANIMA

L'ANIMA è come una SFERA (un TRONE),
un contenitore non di me-morìa,

ma il CONTRArIO della MeMorìYa.
Come posso definirLA?
La ME/moria trattiene per poi poter riprodurre,

in VECE l'anti-MeMorYa ... non trattiene e non riproduce
... TraSFERIsce, TRAsLOCA? ...
come un BUCO NERO SPAZIO-TEMPORALE.

Stanno per scoprire TUTTI i CORI degli ANGELI:
La localizzazione lungo gli INTRONI di tali "sequenze" CONSERVATE indica che molte di esse hanno un ruolo nella corretta formazione degli RNA MESSAGGERI, cioe' delle molecole che funzionano da ...
stampo per la sintesi delle proteine e che i geni che sono attivi nel cervello hanno piu' sequenze INTRONICHE (intruse) conservate di tutti gli altri.
Ma qual e' l'importanza di questi risultati? Le sequenze degli introni, ha commentato il bioingegnere Uberto Pozzoli tra gli autori dello studio, ''non rappresentano spazzatura ma contengono informazioni importanti per il funzionamento dei nostri 30.000 geni. NON E' IN...FATTI tanto il numero di geni quanto il modo in cui il loro funzionamento e' REGOLATO A RENDERE l'uomo UOMO, il topo topo e il verme verme (ESISTONO ANCHE LE FACCE DA MERDE E DA VERME). Questo concetto era gia' chiaro, ma che gli introni contribuissero a renderci umani - ha detto - non era affatto scontato'' Ma c'e' di piu'. Studi recenti hanno dimostrato che malattie genetiche (o la predisposizione a malattie complesse) possono essere causate anche da variazioni in sequenze introniche conservate, ha rilevato la biologa Manuela Sironi: ''Risulta quindi evidente - ha concluso - che lo studio di queste ultime rappresenta una delle sfide della genetica moderna''.

venerdì 3 febbraio 2012

«Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù,
(prima o dopo il Battista?)
perché il suo nome era diventato famoso.
(più del nome si Giovanni?)
Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti
(allora DOPO il pre-CURSORE)
e per questo ha il potere di fare prodigi».
(quale prodigi? ... quello di aver CONvertito il PERver...ANTIPA...?)
Altri invece dicevano: «È Elìa».
(l'Anti, il Pre e il dopo EL YA)
Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti».
(proFETO del CIELO)
Ma Erode, al sentirne parlare, diceva:
(con autorità? ... o CERTOzza(da cernere)... SI-CURO)
«Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
(come Lazzaro? ... come CHI?)
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni
(sentiAMO se si con-FESSA)
e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade,
(cazzo! ... cos'è vi scandalizzate di me? CONVERTITEVI ... in VECE altri-menti VI ... CAZZO!)
moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata.
(almeno il fratello si era preso la responsabilità di dividere con lei un eventuale assegno sul regno)
Giovanni infatti diceva a Erode:
(non era morto il fratello ma rinnegando la moglie per non lapidarla ha salvato una ramo della famiglia)
«Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello».
(ILLECITO! ... che VOL' DI'?)
Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere,
(per timore di cosa o di CHI? Della metà del regno o di cos'altro? ... di tutto il REGNO)
ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni,
(TIMORE di DIO = perdere DIO ... a causa della debolezza del peccato ... ORmonaLE o ANOrMALE?)
sapendolo uomo giusto e santo,
(VOI non sapete ORA dov'è la VOLPE)
e vigilava su di lui;
(un vigilantes? ... GAGLIARDO il vegliARDO!)
nell’ascoltarlo restava molto perplesso,
(il santo TURBAMENTO sposo della santa INQUIETUDINE)
tuttavia lo ascoltava volentieri.
(c'è ancora qualcuno a sentirmi o siete andati tutti VIA?)
Venne però il giorno propizio,
(il cui volo è di felice avvento)
quando Erode, per il suo compleanno,
(quanti natali inevasi)
fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte,
(chi sono?)
gli ufficiali dell’esercito
(e questi?)
e i notabili della Galilea.
(ok = nessun morto)
Entrata la figlia della stessa Erodìade,
(altro che Sara e i merovingi)
danzò e piacque a Erode e ai commensali.
(pure a loro? ... che cor-rnuti!)
Allora il re disse alla fanciulla:
(sentiamo)
«Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».
(troppo dispersivo per chi non conosceva il MONDO)
E le giurò più volte:
(e VAI!)
«Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò,
(anche i suoi attributi?)
fosse anche la metà del mio regno».
(e perchè non tutto? ... di chi era l'altro? ... suo o dell'altra approfittatrice?)
Ella uscì e disse alla madre:
(USCI')
«Che cosa devo chiedere?».
(cosa volete che IO vi FACCIA? ... una faccia o una guancia ... COSI'?)
Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista».
(ECCO cosa vuol dire MOSTRARE l'altra FACCIA e non la guancia o un gluteo mentre si balla)
E subito, entrata di corsa dal re,
(vi piace seguire la MADRE?)
fece la richiesta, dicendo:
(la imparò a ... memoria?)
«Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio,
(un momento ... bisogna pur ucciderlo, pulirlo e con...DIRLO)
la testa di Giovanni il Battista».
(e qui CADDE SATANA come aveva profetizzato chi voleva salvare il SUO RE)
Il re, fattosi molto triste,
(chissà quanto avrà sofferto temendo di rimanere senza regno tra le due puttanelle)
a motivo del giuramento e dei commensali
(come al giudizio di sempre basato sulla vostra VERITA')
non volle opporle un rifiuto.
(la SAPIENZA non ha comPETENTI).
E subito il re mandò una guardia
(basta e avanzava PURE' e patatine)
e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni.
(e perchè non tutto il CORPO? ... CHI già COMANDAVA in LUI?)
La guardia andò, lo decapitò in prigione
(sempre in prigione avviene la MORTE CORPORALE)
e ne portò la testa su un vassoio,
(contenitore, piacco o concavo? ... sotto COPPA di BICCHIERE? ... di BOCCA...le)
la diede alla fanciulla
(da prassi NOTRILE ... come la CROCE o la RISURREZIONE)
e la fanciulla la diede a sua madre.
(dopotutto l'ultimo seme SALVA o CONDANNA tutto l'ALBERO rinsecchito o rinverdito)
I discepoli di Giovanni, saputo il fatto,
(coloro che vennero messi al corrente ... a colui che CORRE? ... verso DOVE ABITA.)
vennero, ne presero il cadavere
(il corpo)
e lo posero in un sepolcro.
(il seguito nelle prossime PUNZEocchiate)

*bisogna conoscere il VANGELO, altro e altra (PERSONA) ... ancora per GIUDICARE la VERITA'.
A meno chè ne siete stati protagonisti o TESTIMONI.


BUONA CANDELORA, calderola e calendora.
Buon'AURORA