http://www.youtube.com/watch?v=LsX_p3JRLlM
Guerra! Tutta la Grecia
s'armò: più di mille navi coi loro guerrieri furono pronte a partire. Anche
Ulisse re di Itaca, che odiava la guerra e avrebbe voluto la pace, dovette
unirsi agli altri.
Ulisse aveva rimproverato Menelao per la sua
impazienza:
"Perchè ti sei levato a parlare insultando con le tue parole i
Troiani? Se tu fossi stato zitto e avessi lasciato fare a me, le cose sarebbero
andate meglio! Avrei persuaso i Troiani a renderci Elena, e la nostra patria non
sarebbe ora afflitta dalla guerra! Ma oramai il male è fatto, e non possiamo più
tornare indietro: dobbiamo armarci e partire".
Così disse a Menelao il re di
Itaca, che sapeva quale flagello terribile, spaventoso, fosse per un popolo la
guerra, e che già pensava di risparmiare quel male al suo paese. Nemmeno lui, il
re Ulisse, aveva voglia di andare a combattere. S'era sposato da circa un anno e
mezzo, e lasciare la sua bella e buona moglie Penelope e il suo bimbo Telemaco
gli dispiaceva. Aveva fatto di tutto per evitare la guerra; se Menelao era stato
imprudente la colpa non era davvero del re di Itaca! Pensando a tutte queste
cose, il re Ulisse si persuadeva di avere già compiuto il suo dovere verso
Menelao, e cercava il modo di lasciar partire gli altri e rimanere a casa. Trovò
un'astuzia che gli parve buona.
Quando seppe che Palamede, amico del re
Menelao, veniva a cercarlo ad Itaca per partire insieme, Ulisse prese un sacco
pieno di sale e lo portò sulla riva del mare, conducendo con sé due bovi e un
aratro. E quando vide venire verso la riva la nave di Palamede cominciò a
guidare i bovi sulla riva del mare, seminando sale.
Palamede arrivò sulla
spiaggia e vide di lontano un uomo rutto nudo che seminava.
"Chi sarà
quell'uomo che semina sulla riva del mare? O non si sa che sulla riva del mare
non cresce nessuna pianta? E che cosa seminerà mai? Guarda: del sale! Colui
dev'essere un pazzo di certo!"
In quel momento il finto pazzo passava coi
suoi bovi davanti a Palamede facendo gli occhiacci, storcendo la bocca e
dimenando le gambe; e Palamede, dopo averlo guardato ben bene, si accorse che il
seminatore era Ulisse.
"Tu, Ulisse re di Itaca? E perché fai questo lavoro?
Non sai che il sale non si semina? Non sai che sulla riva del mare le piante non
crescono?"
"Sì, sì, sì, sì, che le piante crescono! Crescono sulla sabbia,
crescono sull'acqua, crescono sui muri e crescono sulla testa delle persone! E
anche sui nasi! Il tuo naso così bello e tondo par fatto apposta perché vi
cresca sopra una pianta di sale! Voglio seminare anche lì!"
Così disse Ulisse
serio serio. Tirò fuori un palmo di lingua, gettò una gran manata di sale in
faccia a Palamede e continuò la sua strada.
Palamede si levò dal viso il sale
umido che gli faceva frizzare gli occhi e disse tutto malinconico:
"Povero
Olisse! È diventato matto! Come mai? Un uomo così savio e furbo e prudente! E
adesso come farà a partire per la guerra? È impossibile che parta! Bisogna
lasciarlo a casa!".
Ma quand'ebbe detto così, a Palamede venne
un'idea.
«Che sia proprio vero poi? Ulisse pazzo? Guarda, non ci credo tanto!
È troppo furbo Ulisse per diventar matto! Che sia invece tutta una finzione?
Comincio a crederlo, ma bisogna scoprir la verità. Come fare?»
Palamede pensò
e ripensò, e finalmente disse fra sé tutto contento:
«Ci sono! Ho
trovato!».
- Che cosa aveva trovato? - domandò Leo.
- Il modo di scoprire
la verità. Andò al palazzo reale, levò il piccolo Telemaco, il figlio d'Ulisse,
dalla culla dove dormiva, e senza svegliarlo lo portò sulla spiaggia del
mare.
Ulisse continuava a seminare e seminare coli'aratro e coi bovi, e non
faceva camminare i bovi come di solito, ma li faceva andare all'indietro come
gamberi. E Palamede pose Telemaco per terra, vicino all'aratro.
«Se Ulisse è
veramente pazzo» pensava Palamede «non si accorgerà che questo è il suo figliolo
e non fermerà i bovi; ma se ferma i bovi, allora vuoi dire che non è pazzo, e
partirà con noi.»
Quando Ulisse vide per terra il suo bambino addormentato
non seppe più che cosa fare. Doveva andare avanti cambiando strada? Doveva
tornare indietro? Adesso che Palamede aveva scoperta la sua finzione era inutile
continuarla! Ulisse fermò i bovi e l'aratro, e smise di seminare.
"O Ulisse,
pazzo Ulisse!" disse Palamede. "Dov'è andata tutta la tua pazzia? Perché non
semini sale anche sul corpo di Telemaco? Chi sa che belle piante
crescerebbero!"
Ulisse non seppe che cosa rispondere e rimase silenzioso a
guardare il figliolo che s'era svegliato e rideva, cacciando le manine nella
sabbia.
"Via, via, re di Itaca, tu sei savio quanto me, lo vedi bene. Porta a
casa il sale e il bambino e riconduci i bovi nella stalla, e poi partiamo
insieme per la guerra."
Ulisse prese in collo il bambino, portò a casa il
sale e ricondusse i bovi nella stalla. Poi armò i suoi soldati, mise in mare le
navi e partì con Palamede, lasciando ad Itaca il vecchio padre Laerte, la bella
e buona moglie Penelope, il piccolo Telemaco suo figlio. Lasciò la famiglia e il
popolo in pianto: il dolore di tutti era grande per la partenza dell'amato e
saggio re. E per molti e molti anni il popolo di Itaca e la regina Penelope e
Laerte e Telemaco aspettarono il ritorno dell'eroe, perché dopo la guerra Ulisse
ebbe molte e terribili avventure, e fu l'ultimo a ritornare in patria di tutti
gli altri eroi della guerra di Troia.
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